La psicoterapia Trauma Informed

Nel corso dei miei studi psico dinamici, ho percepito sempre di più che la psicoterapia stesse rischiando di semplificarsi tanto da un lato, cadendo in slogan pop legati alla guarigione dai traumi, dall’altro c’era bisogno di allinearsi al presente, di non utilizzare le stesse forme di cura che un tempo portavano alla risoluzione di sintomi.

Le nuove ferite e il mito della felicità

Oggi viviamo in una società complessa, le ferite dei nostri genitori, dei nostri nonni che un tempo hanno vissuto nella sopravvivenza, sono giunte qui nelle nuove generazioni per essere finalmente guarite, al contempo sentiamo maggiormente la pressione di trovare la famosa felicità, ma i ritmi di lavoro sono intensi e c’è sempre poco tempo per nutrire tutte le parti di noi, tornando a vivere un’esistenza più a nostra dimensione.

Rendere la terapia sostenibile e profonda

Partendo da questo contesto, ho sentito di voler rendere sostenibile la terapia, di non immaginarla per forza eterna ma comunque lasciandole la giusta profondità che i grandi maestri della clinica ci hanno lasciato disseminata nei loro approcci. La Gestalt mi ha permesso di svestire i sentimenti di parole e lasciarli accadere nella stanza, attraverso la mia voce, il mio corpo, nel pieno contatto dell’esperienza, mentre la simbologia Junghiana ha permeato di magia e metafora il dolore, conferendogli un senso, un ‘immagine, in cui inquadrare il sintomo come fosse una domanda, una ricerca di cura ed espansione, una nuova direzione per cui oggi siamo pronti.

I traumi invisibili e l’attaccamento

Mi sono interessata ai traumi che in letteratura vengono definiti “traumi con la t piccola”, quelle cumulative esperienze di mancata sintonizzazione, vuoto, solitudine, abbandono, violenza che da bambini abbiamo vissuto senza poterne conservare un ricordo preciso. I traumi legati alle ferite del legame di attaccamento, sono invisibili e per molti anni possiamo esser sordi quando la loro voce cerca di raggiungerci. Ma la porta di questi depositi è sempre presente in alcuni luoghi specifici.

Il sogno come via di accesso

Una è il sogno, in quelle dimensioni possiamo rendere accessibili ricordi non raccontabili perché non ancora immagazzinati, essi risiedono nel territorio dell’immagine alla quale possiamo aprirci con curiosità e con l’aspettativa di farci pervadere senza che la mente possa del tutto comprendere. I simboli parlano un’altra lingua, ci avvicinano alla nostra verità e quando accade possiamo sentire un piccolo sollievo interno, un senso di allineamento, quella brillante e fragile sensazione per cui sono davanti ai miei pazienti, è lei che testimonia le guarigioni possibili.

Il corpo e la memoria emotiva

Un’altra porta che ci apre al ricordo invisibile è il corpo, oggi dopo moltissimi anni di ricerca, quasi tutti i modelli terapeutici lo hanno posto al centro del trattamento, in quanto cruciale nel processo di reintegrazione dopo sviluppi traumatici o eventi critici. Lowen fu il primo con la Bioenergetica ad individuare le difese caratteriali dei pazienti comprendendo come potessero agire autonomamente scoraggiando esperienze correttive lasciando il paziente “incastrato” nei suoi blocchi. Partendo dal presupposto che il corpo è materia ed energia insieme, pesante come le ossa, fluido come il sangue, composto da sostanze che reagiscono, noi non possiamo prescindere da un lavoro che ripristini questa dinamica interna sciogliendo ciò che si è cristallizzato. Ho approfondito tecniche che facilitassero questo processo di embodiment dei sentimenti, come il Focusing, i sistemi familiari interni, lo yoga.

Unire i frammenti: mente, corpo e simbolo

Nella seduta di terapia, creiamo insieme un collegamento tra il racconto del dolore e la casa di quel dolore, decodifichiamo i segnali della parte traumatizzata che altrimenti sarebbe autonoma nell’agire e ricreare dinamiche infelici per attraversare quella sofferenza ancora e ancora. Quando generiamo uno spazio di ascolto somatico tra noi e i nostri frammenti, la vecchia conformazione cambia, si creano nuove connessioni che favoriranno il processo integrativo.  Nel mio modo di pensare e vivere la terapia, la mente, l’anima, la scienza ed il simbolico sono un tutto perfetto, degno della nostra complessità, sono lingue che dialogano in armonia ai fini della guarigione profonda. 

Uno sguardo trauma informed è imprescindibile

Per tutte queste ragioni, è imprescindibile unire alla psicoterapia uno sguardo trauma informed, supportando il paziente passo passo nel suo viaggio.

Descriverò in altri articoli cosa si intende per psico educazione sul trauma e come questa prima fase può essere fondamentale ai fini di un buon trattamento.

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La frammentazione Traumatica