Spiritualità e Trauma
Cercando la luce, oltre la ferita traumatica
Questo è un post a cui tengo tengo così tanto, nonostante fin dal principio abbia cercato sempre più tecniche specifiche per aiutare i miei pazienti a lavorare con la loro frammentazione generando una relazione con le parti più reattive, ciò che ha sempre guidato il mio cuore sia nella stanza di terapia sia nella mia vita, è il contatto con una dimensione più alta che appartiene a tutti, quel luogo d’anima in cui possiamo udire un richiamo, la chiamata della nostra vita, è una corrente, un’onda che spinge affinché ci si possa realizzare dando un corpo al sentire cosicché l’esistenza diventi il proprio romanzo personale, ricco, luminoso ed oscuro, pregno di stagioni appena nate e concluse insieme a contatti puri e ritiri.
Oggi viviamo una vita psichicamente diversa da quella dei nostri genitori ed i nostri nonni, ho l’impressione che il mondo stia vivendo una silenziosa e forte dinamica di guarigione interna. Nonostante gli orrori di guerra a cui stiamo assistendo (che riguardano sempre ripetizioni traumatiche), sono ogni giorno di più le persone che fanno esperienza di sintomi psicologici, che danno come possono voce ad un dolore più antico della loro biografia. Approfondirò questo aspetto in un articolo a parte dedicato al trauma transgenerazionale, ma per il momento volevo accennarlo, in quanto credo sia necessario partire da questo presupposto, ovvero che la sofferenza psichica ci appare a volte così disarmante forse perchè stiamo maneggiando qualcosa che viene prima di noi, dai traumi non processati di chi ci ha preceduto e che nel migliore dei casi ha fatto parte di questo lavoro con gli strumenti che aveva in quel tempo.
Quello che mi sono sempre chiesta è.. perchè tutto questo dolore? Facile lasciar parlare le parti critiche sempre pronte ad annientare quelle più spaventate, la risposta che ho trovato in me, letta da nessuna parte, ma decodificata come qualcosa che sento risuonarmi dentro, è che anche il trauma con i suoi sintomi può non essere solo maledizione, ma una missione di anima, non c’è nessun altro processo se non quello traumatico che abbia come necessità l’integrazione di frammenti in un tutto mobile e vibrante. Ma a come potremmo integrare senza essere stati spezzati in tanti pezzi? Quello che cerco di veicolare all’interno dell’intimo legame terapeutico è questa informazione di cui mi sento figlia, madre, portatrice, messaggera, sussurro, una consapevolezza che non mi ha mai abbandonato. Perchè sento che sia trasformativo crederci? Come quando siamo difronte ad un sogno ed insieme lo apriamo, qualcosa nel corpo suggerisce un sollievo, anche in questo caso, da sintomo ( trauma, mente spezzata) lo rendiamo simbolo ponendoci alcune domande. Che senso ha nella mia storia familiare il mio dolore psichico? Qualcuno lo ha espresso prima di me o non ha mai potuto? Quali sono i compiti d’esistenza rimasti incompiuti nel tessuto da cui provengo che la mia sofferenza una volta compresa, accolta, può rivitalizzare? A volte ci concentriamo solo su un punto di osservazione, ovvero, “sono il frutto di ciò che mi è accaduto e la mia vita andrà così, ripeterò ciò che è già, vittima del mondo e di un’esistenza che mi ha tradito”. Voglio tranquillizzarvi su questo, lo trovo un sentire naturale, perchè quando il trauma avvolge la nostra vita tutto si chiude, il campo si restringe, i desideri perdono la voce. Ma se da qui facessimo quel passo più grande, ovvero : “e’ capitato a me, accetto la sfida, accetto che io sia quel qualcuno che avanzerà” che significherà quella massa informe senza nome, che in Harry Potter viene definitiva Innominabile e che il piccolo mago porta su di Se’, incisa sulla fronte.
Dobbiamo pensare il trauma come un processo alchemico, partiamo dallo stato più grezzo in cui le parti sono frammentate, colme di odio, agiti distruttivi, le andiamo a sciogliere liquefacendole, le calcifichiamo se sono senza corpo e demoniache, le sublimiamo quando possiamo alleggerire il peso della loro sostanza, le separiamo se sono confuse ed indifferenziate fino a raggiungere lo stato di congiunzione in cui possiamo fare esperienza piena della nostra natura, da un nucleo di interezza che ci sosterrà sempre nel cammino, ogni volta che dovremo lasciare andare modi di esistere troppo limitanti per accrescerci sempre di più. Getteremo nel fuoco altra materia, la lavoreremo affinché al nostro centro possa sedere la stella del Se’ guida, qualcosa che è più del desiderio, del buono e del bello, è la nostra più profonda verità. Il diamantino che vorrei posare tra queste righe è, chi vuoi essere in questa vita? Cosa vuoi scoprire? Anche se le diagnosi ti hanno spaventato e ti sembrano prigioni, ricordati che sono costellazioni che la mente ha assunto per farti sopravvivere, ma è importante non dimenticare mai cosa sei Oltre, impara a non soffocare la voce interiore del tuo Se’ più profondo, se la mente è compromessa, la terapia le fornirà gli strumenti ma ricorda che lei non è tutto, le parti non sono tutto, tu sei qualcosa di più e so che almeno una volta nella tua vita lo avrai sentito timidamente, avrai percepito la tua piccola stella, il desiderio di portarla ed incarnarla nel mondo.